Giovani in missione

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“Perché siete venuti fin qui?”.

Se dovessimo considerare tutte le parole scambiate in questi giorni di missione, togliendo gli “Hola. ¿Todo bien?”, le risate (tante) e i “Gracias por todo” (ancora di più), l’espressione che ognuno di noi si è sentito rivolgere con maggiore frequenza è stata proprio quella che va all’essenza della nostra esperienza: la motivazione del nostro viaggio.

Grandi e piccoli, sconosciuti e molti ormai diventati amici, nella semplicità di questa domanda ci hanno costantemente rimandato al cuore di quello che stavamo vivendo e per l’insistenza con cui ci trovavamo di fronte a questo interrogativo, la questione non poteva essere risolta con un semplice “per conoscere la vostra realtà”. Perché la risposta potrebbe essere ovvia: come farsi scappare l’occasione di scoprire un posto dall’altra faccia della terra.

E questa è stata la motivazione che ci ha accompagnato per i primi momenti del nostro viaggio. Ma quando abbiamo iniziato ad incontrare volti, sguardi e sorrisi tutto è cambiato.

Il paese era solo la cornice; è l’umanità che ha cominciato a farci battere il cuore.

È difficile dare risposta a chi ci chiede com’è l’Argentina. Considerazioni storico-politiche, economiche-sociali sono i pilastri di un discorso lungo e complicato, di cui più volte abbiamo chiesto  delucidazioni. La disarmante realtà con cui siamo entrati  in contatto è strutturata su profonde disuguaglianze sociali che paralizzano l’intero paese. L’architettura e l’urbanistica del luogo ne sono lo specchio: il centro della città, che presenta caratteristiche simili a quelle a cui siamo abituati  contrasta nettamente la realtà dei barrios (le periferie), dove spesso le condizioni essenziali di sussistenza non sono presenti.

Gli abitanti del medesimo luogo convivono in situazioni  profondamente differenti, che generano grandi disparità sotto diversi punti di vista.

Ma nonostante l’indubbia importanza di tutto ciò, non è di questo che vogliamo parlarvi.

Vogliamo raccontarvi piuttosto di chi, spesso senza grandi possibilità, si spende per rendere la quotidianità migliore, di chi non guarda a ciò che è stato, ma costruisce verso il futuro. Chi tutti giorni,instancabilmente, si fa accogliente verso povertà e difficoltà per trasformarle in opportunità.

Tutto questo l’abbiamo trovato nei membri della Casa della Gioventù, un gruppo di laici che condividendo la fede in Gesù, quotidianamente giocano la loro vita al servizio dei fratelli. Nella città di Santiago del Estero, una delle più povere dell’Argentina, hanno messo a disposizione i loro spazi trasformandoli nella nostra casa e attraverso la loro incessante presenza, ci hanno guidato nella conoscenza di un mondo totalmente diverso dal nostro.

La Casa della Gioventù ha fatto della propria missione la cura delle giovani generazioni, operando nella formazione scolastica ed esistenziale dei più piccoli con il motto “evangelizzare educando, educare evangelizzando”: una educazione integrale  dei bambini, adolescente e giovani: Colegio Tovini, scuola primaria e secundaria Maria di Nazareth e Jardín de Belén, scuola primaria e secundaria Cocchetti, profesorado Chizzolini ed istituto Edith Broggi  scuola speciale e le attività del Tempo Libero “recreando vida en el tiempo libre “ ,sono le realtà educative fondate dall’associazione, che per noi hanno rappresentato i luoghi di incontro per  eccellenza con l’Argentina più vera.

Qui infatti, siamo stati accolti con calore fraterno dai  professori e studenti, impegnati nell’aiutarci a conoscere sempre meglio la realtà che stavamo visitando ed una giornata con  la associazione del tempo libero.

Abbiamo osservato bambini ed adolescenti alle prese con le varie discipline scolastiche, aiutato lo svolgimento di un pezzettino di lezione, abbiamo insegnato qualche parola d’italiano e confrontato il nostro paese con il loro.

Abbiamo risposto a migliaia di domande sul nome del nostro amico preferito, sul piatto che ci piaceva di più, sull’animale domestico che possediamo e sulla nostra  squadra argentina preferita (rigorosamente Boca Juniors o River???).

Visitando los barrios abbiamo anche ascoltato storie di umanità costantemente ferite da ingiustizie e violenze, che cercano di stare in piedi nonostante il fardello che la quotidianità comporta.

Abbiamo incontrato le “periferie esistenziali”, comprendendo il lato più profondo della povertà, quella non tanto materiale, ma che priva di valori e dignità umana. Ed è proprio in queste occasioni che abbiamo scoperto non solo professori, ma veri e propri educatori, in grado di guardare i propri alunni con lo sguardo della speranza.

Una fiducia nel futuro che spesso appare incomprensibile, ma che con la forza dell’amore riesce a sanare le ferite più profonde.

E così l’educazione si trasforma in qualcosa di molto più grande: nella possibilità di uscire dalla spirale di dipendenza, abuso, disperazione, delinquenza, per sognare di essere qualcosa di più, di essere qualcuno.

La passione e l’impegno che alimenta questo importantissimo motore di cambiamento trova le sue radici in una profonda condivisione dello spirito evangelico e della fede cristiana, alimentata attraverso la preghiera e la testimonianza, ed incarnate perfettamente nella fondatrice di questa grandissima opera: Suor Saveria.

Con lei abbiamo condiviso pochi giorni, precisamente quelli prima e dopo l’esperienza di Santiago, ma la sua forza e il suo carisma ci hanno conquistato nel giro di poche ore.

L’accoglienza che ci ha riservato è stata totale, provvedendo a rispondere ai nostri bisogni ancora prima che potessimo esprimerli.

Assicurandosi sempre che avessimo mangiato a sufficienza e che prendessimo uno spuntino per il viaggio, ci ha più volte fatto dimenticare la stanchezza degli  spostamenti  e delle serate concluse a notte inoltrata, incantandoci con la forza delle sue parole.

Prima di partire per il viaggio di ritorno, alla domanda “Come si fa a fare tutto quello che hai fatto tu partendo dal niente?” E sempre opera dello Spirito Santo, lui ci precede ,accompagna e fruttifica, secondo la Volontà di Dio,  ci ha consegnato alcune perle che vorremmo condividere con voi: “Conoscete profondamente voi stessi, ma non rimanete chiusi in quello che siete. Piuttosto domandatevi: cosa posso fare io con i miei doni? Ed infine sognate il futuro con cuore universale!!”.Confidate in Gesù e Maria !

Questa esperienza è stata davvero incredibile. Siamo stati immersi in una realtà che in ogni sua essenza parla di contraddizioni, semplicità, ingiustizia, solidarietà. Abbiamo conosciuto persone molto diverse tra loro che ci hanno aperto gli occhi sulla loro realtà, condividendo diversi punti  di vista, pensieri, problemi e talvolta anche le loro soluzioni.

Gli incontri di questi giorni ci hanno infiammato il cuore: a volte dalla rabbia, per l’incomprensione dicome possano esistere certe ingiustizie; altre dalla gioia nel vedere come l’amore possa trasformare anche le ferite più grandi.

Ma soprattutto per l’irriducibile consapevolezza che in ogni parte del mondo, in qualunque situazione, farsi strumenti dell’amore di Dio permette di rendere possibile ciò che si fatica anche ad immaginare.

Ci sono domande dentro di noi che ancora non hanno trovato risposta, pensieri che ci frullano nella testa e che lentamente si sveleranno nella quotidianità della realtà che ci è data vivere, ma di certo una cosa ci è chiara: vivere un’esperienza di missione vuol dire ricevere un dono che non si può tenere solo per sé. Aspettatevi i frutti che siamo pronti a portare!

I giovani della missione in Argentina

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